doppio senso ciclabile a Parigi

“Senso unico eccetto bici”: qualche chiarimento tecnico

Articolo scritto per Bikeitalia.it il 15 settembre 2014

Leggendo i numerosi commenti ai vari articoli usciti in questi giorni, mi son reso conto che c’è poca chiarezza, anche tra i ciclisti, su cosa sia effettivamente il “senso unico eccetto bici”, perché è così importante, dove lo si può applicare, quali sono i vantaggi.

Del fatto che il sistema è già attuato in gran parte dei paesi europei e degli ottimi risultati ottenuti, ho già scritto in un mio recente articolo. Oggi vorrei provare a spiegare tecnicamente di cosa si tratta.

“Senso unico eccetto bici” significa che una strada a senso unico per i veicoli a motore può essere percorsa in entrambi i sensi dalle biciclette. E’ applicabile solo lungo strade con velocità moderata (indipendentemente dalla larghezza della carreggiata), con corsia ciclabile o senza, all’interno di “Zone 30” e “Zone Residenziali” dove il traffico deve essere il più possibile ridotto e disincentivato, a favore di una maggiore sicurezza, vivibilità e qualità della strada come spazio pubblico.

Non è quindi realizzabile lungo le principali arterie di traffico o le strade con limite di velocità a 50Km/h e non dipende dalle dimensioni delle città, ma bensì da una buona applicazione delle tecniche di moderazione del traffico all’interno delle “Zone Residenziali” e delle “Zone 30”, i cui principi ed i vantaggi sono riassunti nella petizione “Città #30eLode” realizzata dopo gli Stati Generali della Bicicletta.

Piste ciclabili funzionali e funzionanti sono realizzabili unicamente in quei paesi in cui lo sviluppo di un’urbanistica sana ha permesso di dare spazio a tutti gli utenti, realizzando ampi marciapiedi per i pedoni, piste ciclabili, spazi per la sosta e spazio per la circolazione dei veicoli a motore.

La maggior parte delle strade italiane ha invece spazi molto ridotti ed inserire, quando possibile, una pista ciclabile separata con cordolo, come richiesto dal Ministro, significa ridurre il già risicato spazio pedonale o eliminare un’intera fila di sosta (e tutti posso immaginare le conseguenze di quest’ultima scelta!), oltre ad avere un costo decisamente più elevato e richiedere tempi di realizzazione più lunghi.

Quando non è possibile inserire una pista ciclabile perché le dimensioni della strada non lo consentono, come in gran parte dei centri storici, dei quartieri residenziali e dei piccoli paesi italiani, significa invece costringere i ciclisti a percorsi più lunghi e innaturali nel nome di una presunta maggiore sicurezza, mentre l’obiettivo dovrebbe essere quello ditutelare e facilitare i comportamenti “normali” e “naturali” di chi utilizza la bicicletta, per incentivarne l’utilizzo quotidiano.

Ho letto in questi giorni diversi commenti perplessi sulla questione sicurezza: eppure chiunque utilizza la bicicletta in ambito urbano può rendersi facilmente conto di quali possono essere i vantaggi proprio sotto questo aspetto.

Per il ciclista che percorre la strada nella stessa direzione dei veicoli a motore, i vantaggi derivano dalla velocità ridotta imposta all’interno delle“Zone 30”. Più si riduce la velocità e più si riduce la possibilità e la gravità di un incidente. In molti paesi europei in questi ambiti è vietato il sorpasso del ciclista, che può percorrere la strada senza mantenere il margine destro: la precedenza è sempre di ciclisti e pedoni.

Per il ciclista che percorre la strada in direzione opposta, ai vantaggi della velocità ridotta se ne aggiungono altri significativi ai fini della sicurezza.
Come evidenziato nella figura riportata di seguito, è evidente la maggiore visibilità reciproca tra ciclista ed automobilista: ci si vede arrivare reciprocamente, ci si può guardare negli occhi e quindi anche nelle strade più strette è più facile “darsi il passo”.

Nella seconda figura, si mette in evidenza la maggior sicurezza in caso di apertura della portiera da parte dell’automobilista: anche in questo caso è evidente la maggior visibilità reciproca (l’automobilista o il passeggero non dovranno in questo caso guardare nello specchietto retrovisore) e nel caso si verifichi comunque l’impatto, esso non avverrà con lo spigolo della portiera, la parte più pericolosa.

Per quanto riguarda le dimensioni della carreggiata, l’esperienza tedesca dimostra che più la strada è stretta e più è sicura (si riducono naturalmente le velocità), e che la sicurezza si gioca sostanzialmente tutta in corrispondenza delle intersezioni, dove è cruciale il rispetto delle giuste visibilità.

A proposito di quest’ultima considerazione, nelle figure seguenti, si mette in evidenza la scarsa visibilità dell’automobilista se la distanza della sosta dall’incrocio non viene rispettata, come purtroppo avviene quasi regolarmente nelle strade residenziali italiane (l’Art. 158 del Codice della Strada dice chiaramente che “nei centri abitati la sosta dei veicoli è vietata sulla corrispondenza delle aree di intersezione e in prossimità delle stesse a meno di 5mt dal prolungamento del bordo più vicino della carreggiata trasversale”), e l’aumento significativo della visibilità dell’automobilista se invece si impedisce fisicamente la sosta agli incroci. Tale soluzione, semplice da realizzare, aumenta inoltre la sicurezza per tutti gli utenti della strada, non solo per i ciclisti, e permette di inserire gli attraversamenti pedonali, spesso assenti.

E’ importante infine sottolineare come il “senso unico eccetto bici” sia realizzabile a bassissimo costo e molto rapidamente (consentendo così una semplice e veloce implementazione della rete ciclabile), e permetta di evitare l’eliminazione degli stalli di sosta, elemento questo che crea solitamente molte polemiche spingendo a volte le amministrazione a rinunciare alla realizzazione del percorso ciclabile separato.

E’ comprensibile che le “novità” generino inizialmente una certa resistenza, ma quello che viene chiesto al Ministero è di verificare e analizzare i dati delle amministrazioni italiane che già da tempo hanno adottato il “senso unico eccetto bici”, e di sperimentare tale soluzione lungo strade con limite di velocità a 30Km/h reali, verificando i risultati dopo il periodo di sperimentazione. Solo successivamente, in base ai dati raccolti, esprimere il proprio parere.

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