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Incentivare l’uso della bicicletta in ambito urbano: sicurezza e moderazione del traffico

Articolo scritto per Bicizen.it il 27 marzo 2013.

La prima e più importante questione che le azioni per la difesa e diffusione della mobilità ciclistica urbana devono saper affrontare è quella della costruzione di un contesto generale “amico” della bicicletta, nel quale cioè sia possibile per un ciclista muoversi ovunque in modo confortevole e sicuro.

Gli elementi che concorrono a formare un tale contesto sono diversi e di diversa natura, e vanno dal comportamento degli utenti motorizzati, alla corretta distribuzione dei servizi urbanistici, alla qualità dello spazio pubblico, ai livelli di servizio offerti dal trasporto pubblico, ecc.
Troppo spesso in città come le nostre si pensa che la strada sia proprietà delle automobili. In realtà, è uno spazio urbano in cui devono convivere diverse categorie di utenti, dal pedone al ciclista, dall’automobilista al motociclista. L’effetto di questa errata convinzione è un uso della strada aggressivo soprattutto da parte degli automobilisti, con conseguenze negative sul piano della sicurezza ed anche dal punto di vista educativo.

I risultati sono ben evidenziati nell’analisi degli incidenti stradali recentemente diffusa da ISTAT e ACI: solo nel 2011 si sono verificati 205.638 incidenti con 3.860 morti e 292.019 feriti, un dato elevatissimo -una vera e propria strage- che oltre a pregiudicare la vivibilità delle nostre città, provoca un costo sociale per la collettività (derivante dai ricoveri e dalle cure mediche conseguenti) che in Italia equivale al 2% del PIL (30 miliardi di euro).
E come evidenziato dalle più avanzate ricerche realizzate in ambito europeo, è la velocità il fattore determinante della gravità dell’incidente. Per tale motivo l’Italia si è impegnata, insieme a tutti gli stati membri dell’Unione Europea, per la riduzione dell’incidentalità in ambito urbano mettendo in sicurezza le nostre strade attraverso la tecnica della moderazione del traffico.

Numerose ricerche, condotte nei paesi che hanno adottato da molti anni gli indirizzi di intervento caratteristici delle tecniche di moderazione del traffico, evidenziano che la riduzione di velocità comporta benefici non soltanto per gli utenti deboli della strada, ma anche per gli stessi automobilisti. Non sono quindi misure contro gli automobilisti ma a favore della sicurezza e della convivenza tra tutti gli utenti della strada.
Parlare di sicurezza significa quindi che qualsiasi progetto, anche -e forse soprattutto- di un percorso ciclabile, deve essere l’occasione per operare una messa in sicurezza dell’infrastruttura. Rendere sicura una strada significa favorire tutte le utenze, facilitare ad esempio l’attraversamento della carreggiata da parte dei pedoni, aumentare la percezione di sicurezza, rendere di conseguenza più attraenti modalità di spostamento alternative all’automobile.

Pensare non solo a infrastrutture ciclabili, quindi, ma anche ad un ridisegno della strada per ridurre le velocità degli autoveicoli, dare continuità ai percorsi, proteggere gli attraversamenti trasversali, evidenziare l’ingresso alle zone residenziali e ridurre di conseguenza i livelli di incidentalità; pensare alla strada urbana non solo come asse di scorrimento del traffico veicolare quanto come spazio di relazione tra una pluralità di utenti (automobilisti, pedoni, ciclisti, residenti, scolari ..) e di funzioni.
La questione della moderazione del traffico resta quindi tra tutti lo strumento in assoluto più importante su cui deve potersi basare qualunque politica per la ciclabilità.

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